Correva l’anno 1971. Era agosto e faceva caldo. Tanto caldo. Erano gli anni in cui le città d’agosto si svuotavano: a quei tempi quando si parlava di ferie si parlava di qualcosa che durava come minimo tre settimane. Se restavi in città d’agosto eri fottuto: era tutto chiuso. Altro che gli striminziti settegiorniseinottituttocompreso a cui siamo costretti oggi. A quei tempi non esistevano le fumetterie, tranne qualche rara eccezione. L’edicola era il sancta sanctorum dei fumetti italiani: trovavi tutto lì. E proprio in quell’afoso agosto ’71 nelle edicole italiane usciva un albo destinato a segnare la storia del fumetto italiano: Superciuk.
Si trattava del numero 26 di Alan Ford, serie scritta da Max Bunker (alias Luciano Secchi) e disegnata da Magnus (alias Roberto Raviola) . Con quello storico numero Alan Ford si trasformò in un vero e proprio fenomeno di costume: da serie di culto divenne un fenomeno di massa, fenomeno che dura tutt’ora (con alti e bassi) dopo più di 40 anni di onorata carriera.
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