Se oggi penso a Internet in Italia penso che l’indifferenza non sia più un’opzione. Ad essere sincero non mi interessa parlare di questa Italia. Mi interessa parlare dell’Italia che verrà. Io amo l’Italia. Ma non questa Italia.
Se penso a questa Italia e alla Rete “oggi”, la prima immagine che mi viene in mente è quella di uno stagno digitale. Ed è per questo che non mi interessa parlare di politica che parla di web senza parole, non mi interessa parlare delle continue proposte – dirette e indirette – di censura della Rete degli ultimi 2 anni e non mi interessa parlare della maggior parte dei nostri media che sono ancora analogici. Non mi interessa parlare di “questa” Italia. Voglio concentrarmi sull’Italia che sta per arrivare.
E per intuire l’Italia che verrà bisogna pensare all’Italia che è stata. Il Web non è altro che l’avvenire dei nostri ricordi. E abbiamo dei gran bei ricordi no? Guardiamo alle cose straordinarie che gli italiani sono riusciti a fare un po’ in tutti i campi (siamo un popolo multitasking). Dall’arte, alla cultura, alla musica, alla tecnologia, abbiamo contribuito a lasciare il segno ovunque. Leonardo, Galileo, il Rinascimento, l’opera, la retromarcia (l’ha inventata il Vasari lo sapevate? Il mondo andava solo avanti e noi da classici italiani abbiamo detto “ma proviamo a andare un po’ indietro…”), Cristoforo Colombo.
Ecco Colombo. Colombo è stato il primo hacker della storia.
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