Sulla strada, Jack Kerouac, traduzione di Magda de Cristofaro, Oscar Scrittori del Novecento, Mondadori, 1995.
Sal Paradise:
Con l’arrivo di Dean Moriarty ebbe inizio quella parte della mia vita che si potrebbe chiamare la mia vita lungo la strada.
Sal Paradise:
I pavimenti delle stazioni d’autobus sono gli stessi in tutto il continente, sempre ricoperti di cicche e di sputi e danno un senso di tristezza che hanno solo le stazioni d’autobus.
Sal Paradise:
Eccomi qua all’estremità dell’America – più oltre non c’era altra terra – e ora non avevo nessun luogo dove andare fuorché all’indietro.
Sal Paradise:
Poi, simili a due angeli stanchi, perdutamente abbandonati in un angolo di Los Angeles, i quali avessero trovato insieme la più intima e deliziosa cosa della vita, ci addormentammo e dormimmo fino a tardi nel pomeriggio.
Sal Paradise:
Avevo ancora cinquecentottantaquattro chilometri da percorrere con l’autostop fino a New York, e in tasca solo una moneta da dieci centesimi. Camminai otto chilometri per uscire da Pittsburgh, e due passaggi, uno su un autocarro carico di mele e l’altro su un grosso autotreno, mi portarono a Harrisburg nella dolce notte piovosa da estate di San Martino. Proseguii direttamente. Volevo tornare a casa.
Sal Paradise:
D’un tratto mi ritrovai in Times Square. Avevo fatto tredicimila chilometri in giro per il continente americano ed ero di ritorno in Times Square; e proprio nel mezzo di un’ora di punta, per di più, a guardare con i miei occhi resi innocenti dalla strada l’assoluta pazzia e il fantastico andirivieni di New York con i suoi milioni e milioni di uomini che si prendono a gomitate all’infinito fra loro per un dollaro, il pazzo sogno: afferrare, prendere, dare, sospirare, morire, solo per poter essere sepolti in quell’orribile necropoli dietro a Long Island City. Le alte torri del paese: l’altro limite del paese, il luogo dov’è nata l’America del dollaro.
Sal Paradise:
Quando guidava Dean on avevo mai paura; era in grado di padroneggiare una macchina in qualsiasi circostanza. La radio era stata riparata e adesso avevo messo un be-bop scatenato che ci spingeva avanti nella notte. Non sapevo dove ci stava portando tutto questo: non me ne curavo.
Sal Paradise:
[…] Lucille non avrebbe mai potuto capirmi perché a me piacciono troppe cose e io mi ritrovo sempre confuso e impegolato a correre da una stella cadente all’altra finché non precipito. Questa è la notte, e quel che ti combina. Non avevo niente da offrire a nessuno, eccetto la mia stessa confusione.
Sal Paradise:
Insieme col frenetico Dean mi preparavo a correre attraverso il ondo senza una sola possibilità di vederlo. Il pomeriggio stavamo filando verso Sacramento e poi di nuovo verso l’Est.
Sal Paradise:
Qualcosa ne sarebbe venuto fiori. C’è sempre qualcosa di più, un po’ più in là… non finisce mai.
Sal Paradise:
Dietro a noi giaceva l’America intera e tutto quel che Dean e io avevamo precedentemente conosciuto della vita, e della vita sulla strada. Avevamo finalmente trovato la terra incantata alla fine del viaggio e non ci saremmo mai sognati quanto fosse grande quella magia.
Dean Moriarty:
“Vedi?” disse. “Ma naturalmente, Sal, riesco a parlare speditamente come prima e infatti ho tante di quelle cose da dirti con la mia piccola mente da mattacchione ho letto e riletto questo fantastico Proust per tutto il viaggio attraverso il continente e ho appreso un gran numero di cose che non avrà mai il Tempo di raccontarti perché Ancora non abbiamo parlato del Messico e della nostra separazione laggiù con la febbre… ma non c’è nessun bisogno di parlare. assolutamente, adesso, no?”
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