Il politico costituzionale

Il politico costituzionale

Il politico costituzionale è l’ultimo nato delle società evolute. A lui gli onori, ai tecnici gli oneri.

Nelle monarchie costituzionali il Re o la Regina hanno un importante ruolo simbolico e istituzionale, ma a decidere poi è (o dovrebbe essere) il Parlamento.

Nelle società evolute di questo terzo millennio è sorta una nuova figura, quella del politico costituzionale.

Il politico costituzionale ha un importantissimo ruolo simbolico e istituzionale (soprattutto nel gestire portafogli di un certo peso), ma poi quando succede qualsiasi cosa a decidere sono i comitati tecnici, i consiglieri scientifici, le task force, i tribunali, i consulenti.

Vanno bene tutti purché il politico costituzionale non si assuma nessuna responsabilità civile o penale (lasciamo perdere la responsabilità morale, quell’ambito ce lo siamo giocati da un pezzo).

Perché il lavoro e il senso stesso del politico costituzionale non è sapere, conoscere, rappresentare, pianificare, fare o decidere, ma prendere voti. E non crediate che sia un lavoro semplice, anzi, diventa sempre più difficile.

Di solo consenso vive il politico costituzionale

Per il politico costituzionale il consenso è l’unica cosa che conta, i fatti e i numeri passano in secondo piano (anche se inizio a pensare che tutto sommato non siano mai stati così importanti).

Tanto nelle società evolute tutto va avanti a prescindere dalla politica, che proprio come l’allenatore nel calcio molto spesso si limita a fare danni (la controprova non ci sarà mai).

Ovviamente più si sale lungo la scala della responsabilità (teorica politica) e più si trova il politico costituzionale. Si parte dal gradino più basso, ovvero gli amministratori locali, che lottano ogni giorno pancia a terra con i mille problemi della realtà.

A questo livello è più difficile trovare dei politici costituzionali, loro sono habitué dei ministeri, dei palazzi Chigi e compagnia cantante, che te lo dico a fare…

Vige sempre e solo l’articolo quinto

Per non parlare poi di tutti gli organismi sovranazionali che in questa pandemia hanno dimostrato di essere inutili se non addirittura dannosi: ONU, OMS e chi più ne ha più ne metta.

Anche per loro dovremmo trovare una nuova definizione, un termine che riesca a sintetizzare efficacemente tutta la loro perniciosa inutilità, il loro essere avvitati su se stessi e lontani anni luce dalla realtà quotidiana di qualche miliardo di persone.

Del resto chi paga i conti di queste organizzazione alla fine ha sempre l’ultima voce in capitolo, proprio come accade nello sport. E sì perché se organizzi i mondiali di calcio o le olimpiadi vuoi non avere qualche medaglia in più o non arrivare almeno tra i primi 4?

E questo senza andare a rimestare nel marcio dei tanti casi Alex Schwazer… (anche qui basta andare a vedere chi paga il conto per capire chi scriverà l’ultima pagina del libro).

Bene, per oggi con l’ottimismo sfrenato direi che siamo anche a posto così.

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