Sulla morte delle superstar del fumetto

Sulla morte delle superstar del fumettoDa qualche anno a questa parte (per comodità facciamo circa nell’ultimo triennio) è in atto nel mercato americano un fenomeno silenzioso che continua a mietere vittime. Un genocidio perpetrato in silenzio, e che ha cambiato radicalmente il volto del fumetto di massa USA. La morte delle superstar fumettistiche.

Nel nostro fumetto seriale, la figura della “star” ha un significato relativo. In un mercato polarizzato dalle icone fumettistiche, il nome dell’autore, per usare un eufemismo, non è fondamentale: per esempio, nei fumetti Bonelli, Disney e Astorina, capisaldi storici del fumetto da edicola in Italia, gli autori non sono mai indicati in copertina.

È chiaro che l’uomo della strada sa, almeno a livello di suono, chi siano Sclavi e Galeppini (e pochissimi altri, mi verrebbe da dire). In ogni caso, la differenza di vendite fra i loro albi e quelli di tutti gli altri sconosciuti (sempre per l’uomo della strada) non ha mai rappresentato una discriminante. In Italia, semmai, il nome ha contato (e conta) per quanto riguarda gli autori al di fuori del fumetto ad ampia diffusione. Ma questo serve solo a dimostrare la tesi: i fumetti di massa, quelli da edicola, sono sempre stati fondamentalmente “character-driven”, sia per l’industria, sia per i lettori.

Leggi tutto l’articolo di Tonio Troiani Renato Asiatici su Conversazioni sul fumetto

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Comments (

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  1. Tonio Troiani

    p.s. una sola precisazione. L’articolo è di Renato Asiatici, il sottoscritto ha solo curato l’editing e l’impaginazione…

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    1. Giacomo Brunoro

      Correggo subito!

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      1. Tonio Troiani

        tnx 🙂

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  2. Daniele Littori

    Questo articolo mi è piaciuto molto. Per la verità sono molto perplesso sul futuro dell’intero mondo del fumetto, a sensazione mi pare che stiamo assistendo ad un generale calo e non penso che ciò sia causato dall’attuale congiuntura economica, non del tutto per lo meno. Credo che la ragione primaria vada ricercata nel profondo cambiamento che questa società sta vivendo e che ci sta portando nella direzione di una “digitalizzazione” delle nostre esistenze – se mi passate il termine. Io sono relativamente giovane e quindi più affezionato e a mio agio non le nuove tecnologie, ma non posso negare che il fumetto di carta, quello che puoi toccare, odorare e sfogliare ha un fascino ineguagliabile. Al punto che mi ritrovo spesso a bazzicare nelle fumetterie e mercatini dell’usato per trovare questo o quel fumetto. Poi c’è la questione della scomparsa di alcuni fumetti più o meno noti che per ragioni di vario genere hanno dovuto chiudere la pubblicazione e che nessun’altro conoscerà mai perchè, magari, quando veniva pubblicato non ne aveva sentito parlare. Faccio un esempio emblematico. Tempo fà mentre navigavo su internet alla ricerca di siti che riportassero novità fumettistiche mi sono imbattuto in un sito che ha la seguente URL http://www.exclusivamente.it . Sbircio nel sito, semi-amatoriale, e scopro che è dedicato alla prima serie di un personaggio, Jonathan Steele, creato dal soggettista e sceneggiatore Federico Memola. E chi ne aveva mai sentito parlare? Insomma, mi guardo per bene il sito, vedo le copertine dei vari numeri, e armato di santa pazienza mi sono messo a cercare nelle fumetterie e mercatini del fumetto della mia città. Cosa scopro? Questo fumetto è stato prima edito dalla Bonelli fino al 2004 circa, e poi dalla Star Comics fino al 2009 circa, dopodichè ha chiuso i battenti.. Beh, alla fine ho trovato tutta la prima serie, quella della Bonelli, ad un mercatino dei fumetti usati, tutti i 48 numeri ad un prezzo stracciato. Quindi, prendendomi il mio tempo mi sono letto l’intera serie, e cosa ho scoperto? Ho scoperto che mi sono perso qualcosa di importante e questo mi ha fatto riflettere sulla questione del futuro dei fumetti. Da un lato la crisi che sta investendo il settore e che porta alla chiusura delle testate e dall’altro l’importanza del mezzo internet per mantenere viva una cultura e offrire a tutti la possibilità trovare e sapere ciò che si era perso. Di conseguenza, sono profondamente convinto che il futuro del fumetto, se vuole continuare ad esistere, deve indirizzarsi al web.

    Daniele Littori

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