De Poli si presenta con un ottimo romanzo che ha il non piccolo pregio di raccontare in modo schietto la provincia a Nord Est.
E non a caso a “bucare” le pagine è la figura di Adriano Biancon, il protagonista, un toso di provincia che incarna le mille contraddizioni di una generazione nata sul finire degli anni ’70 e che, proprio quando stava per entrare al cinema per godersi un bel film hollywoodiano, si è sentita dire che i biglietti erano finiti.
E così Adriano passa le sue giornate tra la fabbrica, i social network, le fighe, la musica, gli amici, i sabato sera e il sogno di mollare tutto e scappare tipico di chi si sente schiacciato dal peso insopportabile della provincia.
A dire il vero lui, a differenza di tanti altri suoi coetanei, avrà veramente l’opportunità di svoltare: ce la farà? Per saperlo dovete leggervi il libro, mica posso raccontarvi tutto.
Non si può non affezionarsi ad Adriano, personaggio così umano nel bene e nel male e che è sempre onesto con se stesso anche quando gli capita di fare qualche cazzata (ma del resto a chi non è capitato?).
Il romanzo a mio avviso ha un unico difetto, peraltro abbastanza tipico nei lavori d’esordio: De Poli ha voluto metterci dentro “tutto”, un tutto che a volte risulta essere troppo. Forse alcune cose potevano essere tralasciate o alleggerite ma, del resto, capisco anche l’urgenza di una scrittura che vuole gridare ad alta voce il suo incubo, e quindi ben venga anche questo “tutto”.
Un ottimo romanzo, come ho già detto, da leggere per cercare di capire un po’ meglio questo nostro Nord Est, un mondo ed una realtà sociale che, nonostante i tanti difetti, resta sempre e comunque inclassificabile e inafferrabile.
Ah, un’ultima cosa: la scena del cinema è davvero memorabile (del resto sono sempre stato un vecchio romantico…).
La scheda di Incubi a Nord Est sul sito dell’editore La Gru
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