“Lo spionaggio non ha fine; esso scorre in un caratteristico
mondo segreto attraverso le guerre e i secoli; cosicché è evidente
che mai giungeremo a conoscere con certezza la piena
verità intorno alle spie atomiche…”
Alan Moorehead, I traditori, 1953
Agatha Christie, nella introduzione da lei stessa scritta (unico caso, mi pare, nel corso della sua lunga vita e carriera) a un suo romanzo a sfondo spionistico, Passeggero per Francoforte, ci fornisce alcune indicazioni utili su quello che potrebbe essere definito (prendendo a prestito un termine tecnico della narrativa poliziesca, di spionaggio, giallo-nera, insomma) il suo modus operandi, definizione ormai ridotta, nei romanzi americani di questo filone, alla semplice sigla M.O. La Christie afferma che a chi le chiede dove attinga le proprie idee risponde “dalla mia testa”, a chi le domanda se prenda ispirazione per i suoi personaggi dalla vita reale, replica seccata: “No. Li invento. Sono miei. Devono essere i miei personaggi, devono fare quello che io voglio che facciano, essere quello che io voglio che siano…prendere vita per me, a volte avere delle loro idee personali, ma solo perché io li ho resi pensanti”.
Leggi tutta la prefazione nel blog dedicato ad Agatha Christie.
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