No. Di certo non mi lascio sfuggire questa occasione. Che occasione? Quella di dire due parole su questo disco su cui nessuno ha inspiegabilmente impegnato orecchie e tempo per parlarne a dovere.
Chi sono i Pornosonic? E’ presto detto: probabilmente la migliore band in circolazione che abbia mai scritto e suonato musica per film porno. Ma facciamo un passo indietro nei primissimi anni settanta, quando il divo del cinema hard californiano Ron Jeremy, famoso per le dimensioni del suo pene (e perché sennò!) e per la capacità D’Annunziana dell’autofellatio, incontra uno dei più famosi turnisti della scena musicale made in LA. Da cotanta arte sublimata in solo due persone nasce il progetto Pornosonic: mettere la creatività musicale al servizio del nascente business porno-cinematografico. Va subito detto che le clausole contrattuali assicuravano l’anonimato ai singoli componenti del gruppo per evitare ricadute negative alla loro carriera a causa di qualche anima candida, e perciò non ci è dato sapere a chi dobbiamo questa perla nascosta, ma possiamo immaginare che si tratti di gente con i controattributi. Sì, perché il disco suona maledettamente bene: è accattivante, coinvolgente e ci fa immergere pienamente nell’atmosfera di quei primi e ruspanti film a luci rosse, pieni di uomini baffuti e basettoni, donne vere e non sintetiche come adesso e tutti, uomini e donne, con una spiccata allergia a rasoi e creme depilatorie.
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