Posto due passaggi estremamente interessanti dell’articolo “La doppia etica della vita” di Chiara Saraceno, pubblicato su Repubblica il 24 agosto (l’ho scoperto grazie al blog bioetiche).
«[…] Non è il laicismo che sta corrodendo le basi morali della nostra società. È piuttosto l’uso strumentale della religione per scatenare campagne amico-nemico, noi loro, buoni-cattivi, salvo poi rivendicare ogni possibile eccezione quando serve, nei comportamenti privati come nelle politiche pubbliche […]».
«[…] Non soccorrere chi è in pericolo, rimandare, come si sta facendo, chi arriva sulle nostre coste nei paesi da cui provengono senza contestualmente preoccuparsi dei rischi per la loro vita che in molti casi questo comporta – è uno scandalo in sé, a prescindere dalle idee che si hanno su aborto e fine vita.
Ma diventa intollerabile, inaccettabile, se queste azioni sono promosse da chi, quando si tratta di aborto, fecondazione assistita, fine vita e testamento biologico, dichiara di aderire al concetto di vita umana proposto dalla Chiesa cattolica e lo impone per legge a tutti […]».
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