Religion, di Tim Willocks, traduzione di Chiara Brovelli, Cairo Editore, euro 22.00, Citazioni
Narratore:
Montò a cavallo e partì senza guardarsi indietro. Nel farlo, si rese conto che non poteva tornare in quella città. Si era conclusa anche quella parte della sua vita. Nemmeno i turchi erano più la sua gente. Se c’era un uomo al mondo che non apparteneva ad alcun popolo era lui. Era solo. Ed era libero.
Matthias Tannhauser a Bors di Carlyle:
Avete legato il vostro destino a quello della Religione. E non solo: il vostro cuore, la vostra mente, forse addirittura la vostra anima. Posso capirlo. È un sollievo appartenere a qualcosa. Non c’è calcina che abbia più resistenza della minaccia della morte. Ma non crediate che ci sia un principio più elevato in gioco. Questa è solo un’altra misera guerricciola. Finirà. Cambierà una linea su una mappa, o forse no. Poi ci saranno altre guerre. E altre ancora. E ancora. Uomini come Solimano e La Valette continueranno a combattere fino alla fine dei tempi. È una brama insita nella loro specie. E non mancheranno loro i discepoli, né le ragioni per farlo. Io stesso devo ammettere che non esiste gioco più bello. Ma adesso dedico la mia attenzione ad altri passatempi. Volete unirvi a me? O questa brama ha contagiato anche voi?
Matthias Tannhauser a Bors di Carlyle:
Vincere? – fece lui sbuffando – Il tempo annulla tute le vittorie come questa, senza eccezione. A chi importa, oggi, che Annibale vinse a Canne? O Tamerlano ad Ankara? O Alessandro a Gaugamela? Sono tutti polvere, adesso, e così i loro potenti imperi. Lo stesso accadrà agli ottomani e agli spagnoli e a tutti quelli che verranno, che raggiungeranno l’apice per poi sicuramente crollare. La mia concezione di vittoria è diventare vecchio e grasso, vedere cose belle e magari crearne qualcuna, mangiare bene, sentire il vento in faccia e la carne tenera di un’amante tra le mani.
Narratore:
Era appena dentro la soglia delle scuderie, al riparo dal sole, e rimase a osservarle a lungo. Gli odori naturali di quel luogo erano un tonico per lui, che veniva direttamente dal tanfo ben più ripugnante del rinnovato attacco a San Michele. Era curioso che gli escrementi dei cavalli fossero meno malsani di quelli degli uomini, ma in effetti era così. La guerra produceva merda ancora più che sangue; certo lui non ne poteva più di entrambi.
Narratore:
Oliver Starkey diede un’occhiata al grande tavolo consigliare e, alla luce tremolante delle candele, vide una compagnia di vecchi nobiluomini vestiti di nero, tutti mutilati dalla battaglia e rassegnati a morire. Cicatrici recenti sfiguravano i loro volti. Ad alcuni mancavano delle dita; a tre di loro, una mano o un braccio. La disperazione non faceva parte del loro carattere, malgrado la triste situazione, ma nessuno tra pilieri, balivi e cavaalieri di gran croce del Sacro Consiglio si aspettava che la Religione avesse la meglio. La sensazione che quella sarebbe stata l’ultimo assemblea suprema nella storia dell’Ordine era palpabile; insieme a essa, come un canto funebre suonato ma non udito da nessuno, una commovente malinconia aleggiava nella stanza. Il mondo non avrebbe più conosciuto uomini del genere, pensò Starkey, perché il mondo che li aveva forgiati non esisteva più. Erano degli uomini veri.
Narratore:
Tannhauser fu lievemente sorpreso. Poi si stupì di essersi aspettato lealtà. Conosceva quelle creature. Dopotutto, lui era l’uomo che era stato inviato a uccidere il nipote del sultano. Inviato dallo stesso Solimano. Il sultano, Roma, la Religione. L’Islam, Roma. Tutti questi culti miravano soltanto al potere e alla sottomissione dei popoli. Per loro, il popolo in sé – il popolino composto da quelli come lui, come Gullu Cakie o come Amparo – faceva brodo. La Valette, Ludovico, il pontefice, Mustafà, Solimano: erano tutti essere spregevoli. Avvolti nel fasto, orchestravano carneficine per viziare la propria incalcolabile vanità. Se avesse seguito li proprio cuore, li avrebbe uccisi tutti senza il minimo scrupolo e avrebbe considerato quel gesto un servizio reso all’umanità. Pure, non sarebbero mai mancati candidati che aspiravano a vestire i loro panni. E lamentarsi della situazione era un atteggiamento adatto solo a uno sciocco.
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