La giostra dei fiori spezzati – Il caso dell’Angelo Sterminatore, di Matteo Strukul, Mondadori, euro 17 cartaceo, 9.99 ebook, Citazioni
Giorgio Fanton:
Di fronte a me, il Piovego scorreva plumbeo e maleodorante, e placche di ghiaccio ne increspavano il flusso nero. Alcune guardie di Pubblica Sicurezza, nelle caratteristiche uniformi blu fregiate in oro, circondavano la scena, immobili come spaventapasseri. Le lampade a gas, posizionate per illuminare il luogo del delitto, facevano rimbalzare lampi di luce sulle fibbie dorate delle loro cinture, sormontate dai simboli del Regno: scudo Savoia con quattro bandiere in asta.
[Giorgio Fanton] «Quella donna è stata massacrata, Alex. Senza pietà, senza alcun motivo apparente.»
[Alexander Weisz] «I motivi ci sono sempre, anche se paiono incomprensibili.»
Giorgio Fanton:
La vittima era stata identificata come Rosa Rossi. Rosa per i clienti. Era una prostituta. All’identificazione aveva proceduto il tenutario del bordello, Toni Brusamàn, detto Toni Cortéo.
Giorgio Fanton:
Piazza delle Erbe era un astuccio di magnifico splendore e i suoi palazzi erano fermagli di diamanti.
Mi riebbi da quella visione sontuosa e tornai alla vita attorno a me.
I contadini e gli ambulanti dondolavano a grappoli nei tabarri e nei cappotti di lana grezza mentre nuvole filanti e candide di vapore riempivano l’aria fredda.
Vidi i banchi in legno incrostati di piccoli denti di ghiaccio che gocciolavano gemme d’acqua. Le gocce cadevano brillando alla luce del sole pallido che, lentamente, stava ora squarciando le nuvole in cielo. Dalle cassette, il verde scuro e gonfio degli spinaci sfidava le teste bianche e bagnate dei cavolfiori mentre mazzi violacei di radicchio invadevano di una tinta calda il banco vicino. L’arancio delle carote splendeva contro il color bruno delle patate mentre i ravanelli risaltavano in una tempesta di piccole teste rosse contro i rostri verde scuro dei carciofi.
Le voci dei fruttivendoli si rincorrevano in un carosello di tonalità, giocando fra gli archi del Salone, che imboccai verso piazza Unità d’Italia, passando sotto al Volto della Corda.
Venni catturato dai vivaci profumi delle botteghe dei generi alimentari, un sentore acre e in grado di racchiudere in un unico arcobaleno di fragranze l’odore delle spezie e dei salumi, del latte e dei formaggi, della carne sui banchi dei macellai, e delle piastre perlacee e brillanti dei pesci in- filati nel ghiaccio.
Procedetti fino a sbucare all’angolo fra via delle Debite e via Boccalerie e Cavarare. Avevo praticamente girato in tondo ma ne avevo maledettamente bisogno. Ora, finalmente, mi sentivo la mente di nuovo libera e mi incamminai verso la sede del giornale.
Giorgio Fanton:
La camera sotterranea lampeggiava del fuoco degli spari. Vidi Roberto che gridava e le guardie sopravvissute che sgranavano pallottole. Il volto concentrato, il braccio teso mentre la rivoltella sparava i colpi. Fiori di fuoco eruttavano dalla canna a intervalli regolari. Pezzi di mattone si sbriciolavano in lapilli di pietra che esplodevano come fontane tutto attorno.
Giorgio Fanton:
Weisz lo guardò, gli occhi sgranati. Sembrava che, dopo tanto tempo, il passato affiorasse tutto in una volta, che i ricordi tenuti chiusi nel pozzo della memoria rigurgitassero particelle di dolore, aghi intinti nel veleno di un male profondo e codardo, di un male tanto più letale e impietoso perché ingiusto e banale, incomprensibile e, alla fine, senza ragione. Weisz era arrivato in fondo a quella galleria: era come se avesse guardato il viso deformato e folle della tragedia nell’acqua chiara di un secchio. E su quella superficie tremula aveva potuto leggere un velo di verità subito scomparso, cancellato prima di poter comprendere.
Alexander Weisz:
«Allora, signori, in questa dannata tragedia dobbiamo tenere a mente i simboli, i dettagli. L’acqua, i fiori, le donne, la crudeltà e il dominio dettato dalla violenza perpetrata nei confronti delle prostitute, il rituale della decapitazione: sono tutti segni che ci raccontano chi è il nostro uomo. Quella che ci apprestiamo a vivere è una giostra di fiori spezzati. Dobbiamo far tesoro di queste informazioni perché sono quelle che fino a ora l’assassino ha voluto darci.»
Giorgio Fanton:
Ci sentivamo invincibili. Ma non lo eravamo.
Ci sentivamo innocenti. Ma non lo eravamo.
Ci sentivamo sinceri. Ma non lo eravamo.
In quella sera dannata, nella serra della villa dell’Angelo Sterminatore, avevamo conosciuto il diavolo.
E con il diavolo non avevamo potuto trattare.
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