“Piedi nudi, jeans, capelli al vento e via. Vaffanculo”.
E così se n’è andato anche Gigi Rizzi, proprio nella sua amata Saint Tropez, nel giorno del suo 69esimo compleanno. Ho letto per la prima volta il suo libro nel ’97, poi per lavoro ho avuto modo di conoscerlo in diverse occasioni (la foto a destra è stata scattata negli studi di RIN – Radio Italia Newtork nel 2005).
Non c’è molto da dire, se non che Gigi Rizzi è stato un uomo che ha vissuto una vita eccezionale, sempre al mille per cento, bruciata dal primo all’ultimo istante. A suo modo un personaggio che ha saputo spezzare ogni regola, pagando sempre in prima persona per le sue scelte, nel bene e nel male.
La sua biografia è un viaggio affascinante in un’Italia che che è molto diversa da quella che di solito ci raccontano quando si parla del ’68, un libro che racconta in modo onesto e spudorato la vita esagerata di un uomo che ha bruciato ogni attimo, travolto da una joie de vivre irrefrenabile.
Una vita piena di emozioni e di gioia, ma anche di tanto dolore, tanta malinconia. Un libro che trasuda vita da ogni pagina:
“Fu un altro Sessantotto, senza molotov e senza barricate, nell’estate rovente di Saint Tropez. Ma quella bandiera tricolore che sventolava sotto la Madrague segnò un’epoca, come la contestazione che bruciava le piazze e occupava le università […] Noi, i ragazzi italiani di Saint Tropez, per piacere, per conquistare, dovevamo lottare contro gli straricchi. Io non avevo la Ferrari o la Rolls Royce e nemmeno lo yacht da trenta metri; me la giocavo tutta con la mia faccia e quella era la sfida piu’ eccitante. Gunther Sachs, ex marito di Brigitte, playboy e miliardario, scendeva dal suo elicottero vestito da Dracula, lanciava tonnellate di rose rosse, entrava nel porto con il suo Aquarama sparando candelotti fumogeni. Io ballavo il flamenco sul tavolo prendendo a calci i bicchieri. Piedi nudi, jeans, capelli al vento e via. Vaffanculo. […]”
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