Marilù Oliva ha intervistato Elena Girardin sul suo blog, Libro Guerriero, ecco alcuni passaggi particolarmente interessanti:
La storia di Anna Santini ricorda quella di altre ragazze scomparse (e mai ritrovate. O mai ritrovate vive, penso a Desirée Piovanelli). Hai trattato con molta delicatezza ma con fermezza un tema che squarcia, pur senza rinunciare alla ferocia del fatto. Tecnicamente come hai proceduto.
Non lo so. Voglio dire: a parte l’architettura del testo che, evidentemente, è pensata, ho semplicemente immaginato di calarmi di volta in volta nei panni dei personaggi. Di vedere come loro, di vivere come loro. Non ho faticato a identificare nella piccola Anna la Elena quindicenne, con il cuore pieno di speranze e una cieca fiducia nel mondo. Così come non è stato difficile pensare ai personaggi di Mirko e Ivan, ragazzi “perduti”, simili ad alcuni che ho conosciuto e che conosco. Il resto è venuto da sé.
Una domanda teorica. A pagina 41 parli dell’ “inconsapevolezza” di Anna in quanto oggetto di osservazione e soggetto artistico. Spesso lo scrittore prende spunto da un riferimento concreto e lo plasma nell’opera e spesso il suddetto spunto – nel caso si tratti di una persona reale – ne è totalmente ignaro. Questo comporta che lo scrittore possa muoversi liberamente e resti sciolto da eventuali implicazioni. Cosa ne pensi, in generale? E in particolare, hai preso spunto da qualcuno per qto riguarda la figura di Eugenio?
Questa è una questione affascinante. Tutti gli scrittori attingono dalla realtà che li circonda, così come nelle loro opere parlano di sé. Ed è credibile che i personaggi che popolano i romanzi siano in realtà persone in carne ed ossa, trasportate sulla carta così, inconsapevolmente. Che magia! Certo, forse le cose sono un po’ più complesse, ma è bello pensare che ognuno di noi, o magari solo un particolare nostro –un sorriso, un indumento, un taglio di capelli- possa finire su un romanzo.
Ma non è il caso specifico di Eugenio. Diciamo che un po’ ho immaginato e un po’ ho attinto dalla realtà. Eugenio rappresenta lo scrittore misconosciuto e frustrato, incapace di ricoprire un ruolo che conta nell’editoria. Ce ne sono tanti, credo, di scrittori così. […]
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