«Il fatto che un movimento come Slow Food – ideologicamente antiprogressista, antiscientifico, idolatra delle società tradizionali, delle piccole comunità stratificate e perenni, dedite a riti e festività atavici, in cui il posto di ognuno è eternamente fisso […] – possa essere oggi considerato, in Italia, di sinistra, è cosa che ci sembra debba generare più di qualche preoccupazione in chiunque abbia a cuore le sorti del nostro paese».
Scopro con piacere nel blog Bioetica che è uscito “Mangi chi può. Meglio, meno e piano. L’ideologia di Slow Food”, di Luca Simonetti. Il libro è lo sviluppo di un articolo di cui si era parlato un po’ di tempo fa qui nel blog. Sembra un libro decisamente interessante.
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