Ascolto i Deep Purple da sempre. Li ho visti dal vivo un’infinità di volta (la prima nel ’93, l’ultima nel 2009), ho tutti i loro dischi in vinile e anche in Cd (molti anche in 2 o 3 versioni), ho collezionato i loro bootleg e ho un hard disk zeppo di loro concerti, praticamente tutti quelli di cui è rimasta traccia sonora dal ’69 al 2002: vi assicuro che si tratta di un bel po’ di giga. Credo di avere tutto quello che ha prodotto la DP Family, e quasi tutto originale (non si può avere proprio tutto dalla vita). Non so bene come spiegarlo ma i Deep Purple (e tutta la family) hanno rappresentato qualcosa di importante nella mia vita.
Jon Lord è stato, molto semplicemente, il più grande tastierista di tutti i tempi. Non è stato il più bravo, non è stato il più tecnico, non è stato nemmeno quello più glamour. Non è stato un sacco ma chissenefrega, è stato il più grande e basta. Parliamoci chiaro: prima che arrivasse lui manco si sapeva che esistessero i tastieristi.
E poi il suono, il suono cazzo: ha creato un suono che lascia perdere, tutto il resto sono cazzate. Inutile perdersi via con “ha scritto pagine indelebili e bla bla bla”, mettete su un album dei Deep Purple oppure andate su Youtube e ascoltate la loro musica.
Jon Lord è morto ieri all’età di 71 anni: è stato il più grande tastierista di tutti i tempi, uno dei protagonisti di una stagione indimenticabile; ha vissuto una vita piena ed intensa, ha inventato insieme ad altri 4 ragazzotti di provincia l’hard rock e ci ha lasciato tanta musica meravigliosa. Non c’è nient’altro da aggiungere.
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