Dopo una preoccupante pausa tornano le liste inutili di (Ex) Zona San Siro Picture Show. Questa volta scardiniamo i luoghi comuni perché sì, esistono film molto più belli dei libri da cui sono tratti.
Di solito il refrain è sempre lo stesso: sì ok, il film è bello, ma il libro è moooooolto più bello!, un altro classicissimo invece è che schifo di film, hanno completamente rovinato i libro!
In effetti è abbastanza normale che un regista porti sullo schermo una visione di un libro molto diversa da quella dei lettori, se non altro per il fatto che ognuno di noi leggendo si crea il suo immaginario personale.
Esistono film che invece sono molto più belli delle opere da cui sono stati tratti: un po’ perché attualizzano libri che con il tempo sono invecchiati male, un po’ perché sviluppano idee che nei libri erano solo abbozzate, un po’ perché il media cinema riesce a creare un’immaginario visivo più forte rispetto a quanto possa fare un libro.
The Bourne Identity
Classico caso di film che rilancia in maniera pazzesca le idee e le atmosfere presenti nei libri a cui è ispirato.
La serie di Bourne di Ludlum infatti è invecchiata decisamente male (bello il primo romanzo e via via sempre più pesanti gli altri), mentre il nuovo franchise cinematografico inaugurato da Matt Damon ha letterlamente riscritto i canoni del genere, con un mostro sacro come 007 costretto a imparare la lezione (si veda il James Bond di Daniel Craig).
Fantozzi
Per la serie forse non tutti sanno che il buon Fantozzi Rag. Ugo esordì prima in TV, poi in libreria e soltanto alla fine al cinema.
I libri di Villaggio sono divertentissimi, ma i primi 4 film della serie di Fantozzi sono pura mitologia, narrazione epica, storia condivisa.
Il silenzio degli Innocenti, Jonathan Demme
Anche qui tanto di cappello a Thomas Harris, che ha saputo scrivere un ottimo romanzo. Ma il film è un’altra cosa.
A fare la differenza senza dubbio le interpretazioni mostruose di Anthony Hopkins e Jodie Foster, in generale però Jonthan Demme è riuscito a girare il thriller perfetto, con buona pace del diluvio di film sui serial killer che ci hanno ammorbato negli anni a venire.
Dracula, di Francis Ford Coppola
Gli anni (e il mito) giocano un ruolo determinante: il Dracula di Bram Stoker è un libro dalla scrittura pesantissima e decisamente ostico da leggere, con alcune scene che rilette oggi fanno un po’ sorridere (si pensi ai grandi colpi di scena della “trasfusioni” di sangue, all’epoca veri e propri momenti shock, oggi pagine banali e lentissime).
Il film di Coppola al contrario è un’orgia visiva dal sapore gotico, esalta il mito attualizzandolo ed elimina tutti gli orpelli inutili (e comunque se fosse durato mezz’ora in meno meglio).
Sherlock Holmes, di Guy Ritchie
Finalmente un regista porta sullo schermo lo Sherlock Holmes inventato da Arthur Conan Doyle. Una trasposizione fedelissima nello spirito e nelle atmosfere dell’Holmes originale, che per anni è stato ibernato su canoni e regole stereotipate e, soprattutto, lontanissime da quelle che si possono ritrovare nei romanzi di Doyle.
E il bello è che la maggior parte di chi ha criticato il film lo ha fatto perché sclerotizzato sull’immaginario televisivo di Holmes, e non sul personaggio che esordì nel mitico Uno studio in rosso nel lontano 1887.
Cristiana F e i ragazzi dello Zoo di Berlino, di Uli Edel
Libro disturbante, ma il film lo è ancora di più. Si ripete spesso che un’immagine vale più di cento parole, ecco l’esempio concreto di quello che resta probabilmente che ha saputo raccontare meglio di ogni altro una generazione perduta.
Trainspotting, di Danny Boyle
Perché il film di Danny Boyle è riuscito meglio dello splendido libro di Irvine Welsh? Perché esalta l’essenza del romanzo eliminando le parti più vuote e pesanti, perché è un pugno da KO che ti sbatte al tappeto, perché ha un cast in stato di grazia, perché la colonna sonora a volte fa la differenza, perché è stato il film giusto al momento giusto.
Certo, Trainspotting è senza dubbio un gran libro, ma il vero capolavoro di Irvine Welsh resta Porno (che, per la cronaca, è il seguito di Trainspotting).
Shining, di Stanley Kubrick
Tutti i film di Stanley Kubrick sono stati tratti da libri. Tutti i film di Stanley Kubrick sono infinitamente superiori ai libri da cui sono stati tratti (con l’eccezione di Lolita), quindi ho scritto Shining ma era uguale se scrivevo 2001 Odissea nello Spazio o Arancia Meccanica.
I motivi sono molto semplici: genio, strumento e visione. Kubrick utilizza i libri (in questo caso è più corretto parlare di storie) come semplici strumenti per poter sviluppare la sua visione dei mondi che va a raccontare, gli interessa poco la fedeltà alla storia originale.
Apocalypse Now, di Francis Ford Coppola
Francis Ford Coppola (con Oliver Stone e John Milius come sceneggiatori) riesce a raccontare l’indicibile partendo da Cuore di tenebra, un racconto lungo di Joseph Conrad che riletto oggi resta un buon racconto ma niente di più.
Apocalypse Now invece è un capolavoro assoluto, un film che ha saputo creare un immaginario dalla potenza devastante.
Big Fish, di Tim Burton
Big Fish è, molto probabilmente, il grande capolavoro di Tim Burton. Uno di quei film che non si possono raccontare, bisogna vederli e basta.
E il libro di Daniel Wallace? “Una cagata pazzesca” (cit.). Davvero, una delle più grandi delusioni della mia vita di lettore. Ancora oggi non riesco a capire come abbia fatto Tim Burton a tirar fuori un film del genere da un libretto così insulso.
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