Ecco un estratto dell’intervista a Valerio “Giusva” Fioranti pubblicata su Corriere.it: «Sono un cittadino con un passato particolare – disse a suo tempo – ma un cittadino come tutti, che vuole che sia appurata la verità. Non chiedo la grazia, come Sofri, nè altri eventuali vantaggi giudiziari, non ne ho bisogno, ma chiedo di ragionare sul processo. Il mio certificato penale è composto da 27 pagine, mezza pagina riguarda Bologna. Io non nego nulla delle 26 pagine e mezzo. Ma quella mezza pagina non mi appartiene, nè a me nè a Francesca. È una richiesta che facciamo con garbo. Non facciamo le vittime. Non ci è poi andata male nella vita, soprattutto ora che abbiamo una figlia. Ma il punto è: ora che nessuno paga più sulla propria pelle, nessuno tranne i parenti delle vittime, vogliamo o no parlare con serenità di quanto è avvenuto? È indubbio che tante cose nel processo non tornano. Perchè, ad un esempio, una giuria popolare, al secondo grado del processo, ci ha assolti? Ed un’ altra giuria popolare ha assolto anche Ciavardini. Poi, invece, una parte della magistratura con ragionamenti strettamente giurisprudenziali ha invertito le decisioni della gente comune».
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